Territorio

Denominazione

La nascita del Superiore di Conegliano Valdobbiadene

A partire dal 01 agosto 2009, data del riconoscimento a Denominazione di Origine Controllata e Garantita del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, alle grandi case spumantistiche, come ai più piccoli vignaioli dei quindici comuni posti lungo fascia collinare compresa tra i due capoluoghi della denominazione, è stata assegnata una missione fondamentale: riscoprire la fierezza, il gusto di sentirsi non solo dei “prosecchisti” ma anche, se non soprattutto, coneglianesi e valdobbiadenesi, consapevoli del territorio di appartenenza e della biodiversità che in esso esiste.

Un territorio in cui si amalgamano storia, tradizione ed autentica arte, da sempre in stretto connubio con gli uomini e le donne che ivi vivono, lavorano, sudano.

Colline certamente belle da ammirare, scenografiche, ma che davvero scoraggiano al pensiero di doverle lavorare e modellare; ciononostante in tale comprensorio, già dal principio dell’era cristiana, l’uomo è riuscito a domare i più rudi, impervi e selvaggi acclivi, plasmandoli con ciglionamenti, rampe e terrazzi e diventando appunto artista, scultore, modellatore di formelle naturali ineguagliabili, perpetuando di generazione in generazione l’artigianalità del vino “fatto a mano”.

Certo, il mito “Prosecco” ha per molti anni rappresentato l’inconfutabile e preminente motivo di interesse per gli enoturisti diretti verso l’Alta Marca Trevigiana, attratti dall’idea di quel nettare color topazio dal profumo inebriante e dalla sapidità maliziosa, sinonimo di eleganza, sobrietà, leggerezza, freschezza, bevibilità.

Eppure ora il produttore autoctono storce il naso, non sentendosi affatto gratificato, quando gli si accosta quel generico “Italian Sparkling Wine” (formula che gli americani utilizzano per identificare il Prosecco).

Non è un disconoscere un brand che ha dato da vivere, eccome, ad intere generazioni di viticoltori; semplicemente si è preso coscienza che ora ci si trova all’apice del livello qualitativo nazionale, di una piramide che trova i suoi vertici nel Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G., con l’ulteriore picco qualitativo delle 43 Rive e dei 107 ettari del Superiore di Cartizze D.O.C.G., quest’ultimi incentrati nel territorio valdobbiadenese.

Le uve Glera raccolte nei pianeggianti e talora sconfinati impianti delle province venete di Treviso, Venezia, Vicenza, Padova e friulane di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste pure confluiscono nella grande famiglia del Prosecco (in questo caso D.O.C.), ma le caratteristiche pedoclimatiche e le modalità della coltivazione e della raccolta (per lo più meccanica) giustificheranno sempre una fiera e sentita volontà di distinzione da parte del Vigneron Superiore.

Come per altre realtà enoiche di indubbia fama, soltanto valorizzando e promuovendo l’area geografica di produzione, comunicando agli enoturisti le peculiarità dei metodi di allevamento, trattamento e raccolta, nonché illustrando loro le difficoltà concrete nell’addomesticare colline così ostiche, sarà possibile garantire anche per il futuro la presenza di un prodotto di eccellenza sulle tavole di milioni di appassionati amanti dell’inconfondibile profumo intenso, floreale, primaverile del Conegliano Valdobbiadene.

Vigneto Prosecco Vigneto Prosecco Vigneto Prosecco

Conegliano Valdobbiadene: area di produzione e Terroir

Dove tutto ha origine

L’area di produzione del Conegliano Valdobbiadene D.O.C.G., Denominazione di Origine Controllata e Garantita, si inserisce tra la dorsale prealpina dell’Alto Trevigiano e la Laguna di Venezia, dipanandosi attraverso la fascia collinare compresa tra i due capoluoghi della denominazione. Si tratta, nel dettaglio, di un insieme di catene di rilievi, con direzione Est-Ovest, che dalla pianura si susseguono fino alle Prealpi, ad eguale distanza dalle Dolomiti, da cui rimangono protette a settentrione, e l’Adriatico, che positivamente influenza il clima e la natura del paesaggio.

L’orogenesi alpina ha ivi creato un sistema collinare, detto “a cordonata”, che si potrebbe definire unico in ambito europeo per estensione e peculiarità geologica: una doppia linea di rilievi, talora dolci, talaltra alquanto erti, mai comunque al di sopra dei 600 metri sul livello del mare, che procede parallela dalle terrazze alluvionali del fiume Piave ad ovest sino ad arrivare all’estremità orientale nelle vicinanze di Vittorio Veneto, includendo 15 comuni dell’Alta Marca Trevigiana: Valdobbiadene (centro produttivo), Vidor, Farra di Soligo, Miane, Follina, Cison di Valmarino, Vittorio Veneto, Colle Umberto, Tarzo, Pieve di Soligo, Refrontolo, San Pietro di Feletto, Susegana, San Vendemiano, Conegliano (città delle istituzioni).

La vite è coltivata solamente nella parte più soleggiata dei colli, per lo più con esposizione a sud, così da sfruttare un’adeguata radiazione solare ed una benefica escursione termica, con conseguente apprezzabile sviluppo degli aromi; di contro, il versante nord è spesso ricoperto di boschi.

Il territorio della Denominazione è costellato da un coacervo di peculiarità geologiche, risultato di una successione in cui si alternano profili litoraneo-lacustri, costituiti da arenarie e marne, seguiti da depositi morenici formatisi per l’azione dei ghiacciai dolomitici e, per concludere, da quei terreni ove gli strati sedimentari di origine alluvionale la fanno da padrone.

Sarebbe quindi riduttivo, nonché erroneo, parlare di un unico terroir D.O.C.G. (intendendosi per terroir, oltre che il modo in cui le persone gestiscono, vivono ed interpretano un territorio, l’insieme di fattori geografici, geologici e climatici che caratterizzano l’unicità di un’area), tanto più che anche le caratteristiche organolettiche dei vini prodotti nelle varie micro-zone risentono inequivocabilmente di queste significative differenze pedoclimatiche.

Si scopre così che: